lunedì 15 giugno 2020

Gesù tuttavia, non venne per se stesso

La verità sulla vita e la missione di Gesù Cristo
Gesù, tuttavia, non venne per se stesso.
Venne innanzitutto per la storia, per la fede ebraica e per il popolo d’Israele. Venne per i discepoli che lo avrebbero seguito. Su scala più vasta, venne per amore delle persone, della nazione, del mondo e dell’universo. Ecco in che modo visse la sua vita. Persino la sua morte non fu per lui stesso.
Con un cuore di compassione, persino nel momento della morte sulla croce, pregò per il popolo ebreo che lo tradiva, per i discepoli e per l’umanità che lo tradiva. Poiché era un uomo di dolore, poté diventare loro amico. Poté pregare per amore del popolo che gli si opponeva e per i nemici che lo colpivano. In 4.000 anni di storia umana non si era mai sentita una cosa del genere. Questo fu il lavoro di un’impresa universale per smantellare il muro del peccato profondamente radicato in cielo e sulla terra.
Dal discorso di Sun Myung Moon: La provvidenza di Dio e la natura dell’impresa che trascende la realtà, 2 dicembre 1956 
La vittoria di Gesù sulla croce
Matteo 27:50:
E Gesù, avendo di nuovo gridato con gran voce, rese lo spirito.
Signore e signori: per chi si è sacrificato Dio? Non per l’America, né per il Cristianesimo, ma per ciascuno di noi, per “te” e per “me”. Analogamente, anche il motivo per cui Gesù fu crocifisso non era per salvare se stesso, ma per salvare noi, “voi” e “me”.
Dal discorso di Sun Myung Moon: La strada per l’America e l’umanità negli Ultimi Giorni, 22 gennaio 2000
Gesù morì sulla croce come un sacrificio di sostanza incorrotta. Ecco come presentò la sua natura, il suo cuore e la sua mente agli uomini sulla terra. Gesù era l’uomo che Dio poteva considerare degno, l’uomo che Dio poteva chiamare giusto, l’uomo di cui Dio poteva essere felice e che poteva amare come il rappresentante di tutte le persone della storia e per tutte le cose.
Dal discorso di Sun Myung Moon: Gesù che deve stabilire l’amore del Cielo, 24 febbraio 1957
La via della croce realizzò la fede eterna. La croce permise a Gesù di sperimentare la speranza eterna di Dio. La croce ci consiglia anche di possedere la vita eterna e l’amore di Dio. Dovete capire che, grazie alla croce, la storia di espiazione portò ad aprire la via della salvezza per noi. Divenne la condizione che ci lascia in eredità la fede eterna, la speranza eterna e l’amore eterno di Gesù.
Dal discorso di Sun Myung Moon: Reclamiamo l’ideale eterno di Dio, 7 ottobre 1956
Agli occhi di quelli che erano attorno a lui, Gesù era un miserabile fallimento, che fu crocifisso. Ma Dio scese da Gesù e disse: “Figlio mio, non ti preoccupare. Prenderò io la tua missione”. Quella promessa divenne il lavoro di Dio nel Cristianesimo.
Dal discorso di Sun Myung Moon: Il giorno della Vittoria del Cielo, 4 ottobre 1976
Giovanni 1:29:
Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo!
L’amore supremo di Dio si riceve quando si supera il punto della morte. Perciò, per ricevere l’amore di Gesù, dobbiamo essere disposti interiormente ad attraversare addirittura il punto della morte. In quel momento, Satana sicuramente si sottometterà. Per 4.000 anni, Dio guardò il mondo dall’alto con dolore e preoccupazione da solo, ma quando Gesù era sulla terra, attorno a lui si sviluppò una nuova battaglia con Satana. Gesù dimenticò totalmente se stesso e combatté per amore di Dio. E non solo, poiché non ebbe nessun desiderio egoistico nemmeno quando fu di fronte alla morte, poté manifestare il potere della resurrezione. Oggi, anche noi dobbiamo attraversare lo stesso corso vittorioso di Gesù.
Sulla base della vittoria della croce che portò testimonianza al suo amore, Gesù poté formare un legame immutabile con Dio che aveva portato avanti il piano provvidenziale per 4.000 anni. Gesù divenne l’incarnazione della vittoria e dell’amore immutabili. Rappresentando il cielo, la terra e l’umanità, Gesù divenne una sola cosa con Dio e poiché Dio rimane immutato, anche lui non cambierà.
Dal discorso di Sun Myung Moon: Come Gesù, restituiamo a Dio la gloria della resurrezione, 27 maggio 1956
Satana … ha una certa coscienza e capisce che non può essere amato nella stessa misura di Dio. Sa che non merita un tale amore, eppure questo è proprio l’amore che Gesù mostrò sulla croce. Persino ferito e moribondo, Gesù dimenticò se stesso, amò i suoi nemici e chiese perdono per loro. In circostanze simili, per quanto perfido possa essere il nemico, purché nel suo cuore rimanga anche un solo briciolo di coscienza, non può fare a meno di inchinarsi ed arrendersi.
Esercitando questo stesso amore potete separarvi completamente dal vostro nemico, e scoprirete di non avere nessun nemico. Quando raggiungerete questo livello di perfezione d’amore, potrete entrare in una nuova era, l’era dell’amore ideale.
Dal discorso di Sun Myung Moon: La Via della volontà di Dio, 30 maggio 1982
Filippesi 2:8-9:
Umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome.
Gesù morì per la liberazione di Dio e dell’umanità, non per la propria salvezza. Se i cristiani di oggi sono persone ragionevoli, dovrebbero credere a Gesù e a Dio per la propria salvezza, o per l’umanità e per la liberazione di Gesù e di Dio? Oggi tante preghiere offerte dai cristiani sono egocentriche, sono piene di richieste di soldi, salute e benessere. In confronto alla tradizione di Gesù, queste persone hanno la mente di un ladro o di un rapinatore; non pensano affatto a dare, ma solo a prendere. Non c’è assolutamente nessun modo per queste persone di evitare il declino.
Se Gesù, sapendo che doveva morire sulla croce, avesse cercato di evitarla, sarebbe stato il Messia? Avrebbe realizzato coraggiosamente la sua parte di missione? Sarebbe stato un traditore di Dio e, quando alla fine fosse morto, la sua sarebbe stata una morte disonorevole. Se fosse successo questo, sarebbe stata la più grande tragedia, perché l’umanità avrebbe dovuto pagare indennizzo per questo. Allora non ci sarebbe stato nessun Cristianesimo.
La strada della provvidenza di Dio comporta sempre il superamento della morte. Gesù dimostrò veramente di essere il Figlio di Dio perché accettò volentieri il ruolo della morte in modo onorevole. Morì in una maniera tale che Satana dovette arrendersi di fronte a lui. Satana non poteva avanzare nessuna accusa che Gesù non meritava di essere chiamato il Figlio di Dio.
Satana dovette inchinarsi e dire che Gesù amava Dio più di quello che Satana avrebbe mai potuto fare. Come un agnello, Gesù divenne un sacrificio sull’altare in modo che gli altri potessero vivere.
Dal discorso di Sun Myung Moon: Il giorno dei figli e la tradizione, 20 novembre 1979
Riflettete: anche se Gesù fu messo in croce 2.000 anni fa, il suo potere e la sua influenza si sono diffusi in tutto il mondo. Ma immaginate se Gesù non fosse morto. Supponete che avesse trovato una base sufficiente per stabilire la sua famiglia e i suoi figli avessero cominciato a moltiplicarsi da quell’epoca. Quanto tempo pensate ci sarebbe voluto per restaurare il mondo intero? Non più di 600 anni. I discendenti di Gesù avrebbero formato il “tronco della famiglia centrale” per tutte le famiglie del mondo e il vero albero di olivo in cui tutti gli alberi di olivo selvatici del mondo caduto si sarebbero dovuti innestare. L’influenza che si sarebbe diffusa da quel vero olivo avrebbe trasformato il mondo in un giardino di alberi di olivo veri. In quel giardino di olivi veri, Dio avrebbe potuto unire completamente tutta l’umanità e prendere il dominio.
Dal discorso di Sun Myung Moon: Il 43° anniversario del Giorno della Fondazione, 1 maggio 1997.

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